Prende il nome dal santo che, secondo la tradizione, avrebbe fatto tappa qui, nel XV secolo. La corte appartiene alla famiglia Treves da più di 150 anni, e negli ultimi tre secoli ha mantenuto i suoi confini originali, le coltivazioni (risaie), le proprie sorgenti e i corsi d’acqua sfruttati per gli usi agricoli dell’azienda. Prima di chiamarsi San Bernardino la zona portava il nome di “Spin”, ed era abitata ancora prima della costruzione della corte, come documenta la costruzione dell’oratorio nel 1474. I fratelli Giona costruirono l’azienda agricola nella seconda metà dei ‘600.
La corte è composta da una serie di edifici legati fra loro, disposti a perimetro di un vasto selese (un’aia, un essiccatoio delle granaglie). I
l grano appena raccolto veniva messo ad essiccare in questa parte di cortile costruito appositamente allo scopo su un fondo di sabbia mista a ghiaia e poi pavimentato con mattoni del ‘700 fabbricati in loco. La struttura risulta essere completamente recintata da un canale, la peschiera, navigabile con barche a fondo piatto, oltre il quale si accede all’azienda, attraversando due punti, posti simmetricamente ai lati opposti della corte stessa.
Sul lato est del perimetro del selese si trova la casa padronale, che fu la residenza dei conti Giona. L’edificio venne rimaneggiato nel ‘700 e comprende alcuni fabbricati rurali, come le antiche scuderie, costruiti vicino al corpo posteriore della casa. Lungo il lato nord della corte si trova la grande barchessa, articolata in sette maestosi archi affiancati da due corpi a torre. Questa ospita vasti locali adibiti alla raccolta dei prodotti agricoli. Grazie ad un documento del 1790 si sa che la barchessa venne ricostruita grazie al lavoro dell’architetto Adriano Cristofali. Il lato ovest del complesso è occupato dal tabacchificio, molto grande, costruito all’inizio del secolo scorso riprendendo gli elementi architettonici decorativi della barchessa.
L’unico neo è rappresentato dalla recente erezione di un magazzino per i cereali, in metallo, a chiusura del perimetro sud della corte. Fuori dal perimetro, rappresentato dal canale, si riconoscono alcuni edifici, che sono comunque legati alla corte di San Bernardino, come la chiesetta dedicata al santo, la pila da riso, un’antica casa rurale e il complesso di stalle-fienili.
L’oratorio, sul lato est della corte, fu costruito nel 1474 da Bartolomeo Antonio Formenti. L’interno è ad aula unica; sulla parete di sinistra l’affresco La Madonna col Bambino in trono, resto di una più ampia decorazione a quadri votivi. Il dipinto è di tale qualità che la critica lo attribuisce a Francesco Benaglio o ad un artista operante nel suo ambito. L’immagine è circondata da una incorniciatura dipinta, che raffigura due pilastri sormontati da capitelli e da un architrave: al centro, sopra il podio, è collocato un trono marmoreo oltre il quale si intravedono scorci di paesaggio.
La pila (disabitata e privata dei meccanismi utili alla lavorazione del riso) ha mantenuto le proprie caratteristiche architettoniche originarie: le forme semplici sono ingentilite solo dal portoncino d’ingresso ad arco. L’interno dell’edificio è a due piani; qui si trovava anche l’abitazione di quello che si chiamava piloto o pilarino, e che era incaricato di controllare tutte le operazioni di lavorazione del riso.
La casa colonica si trova vicino al complesso stalla-portico-fienile, ed è legata ai vari edifici, sorti per rispondere alle svariate esigenze poste dalle attività agricole dell’azienda. Ha due piani più un sottotetto, con finestre profilate in tufo. Quelle del primo piano sono più grandi ed impreziosite da un fregio scolpito in corrispondenza dei bancali. Il portoncino d’ingresso è ad arco. I grandi rustici che vengono utilizzati come stalle-portico-fienili sono stati costruiti dalla metà del ‘700 in poi, come conseguenza del crescente impegno nell’allevamento del bestiame.
Presentano, per tutta la loro lunghezza, un alto colonnato che sostiene i fienili con copertura a due falde, sorretta da incavallature in legno di castagno.